Sun Jun 30th
L'eccitazione per la partenza e' palpabile... tutta la domenica e' trascorsa a rifinire la preparazione dei bagagli e prendere le ultime decisioni su cosa portare e cosa lasciare.Ogni volta trascuriamo qualcosa di importante anche se la lista di quello che ci serve in queste circostanze e' ormai abbastanza consolidata dal vagabondare degli ultimi anni.
Il marchingegno per annaffiare le piante, autocostruito all'ultimo momento con un water timer e un tubo opportunamente forato, dovrebbe essere abbastanza collaudato per fare il suo mestiere durante le prossime due settimane. Non manca comunque il piano B, in caso qualcosa vada storto, che richiede l'intervento del vicino a chiudere il rubinetto principale. Gli amici a cui potevamo chiedere una mano, purtroppo, erano gia' tutti impegnati e le piante decisamente troppe e ingombranti per approfittare della disponibilita' di altri conoscenti.
Sulla base delle indicazioni e review raccolte qui e la' sui siti specializzati (google, tripadvisor, yelp) abbiamo sistemato anche cambusa ed equipaggiamento per la 'crociera' di due giorni a bordo del California Zephyr.
Per esempio, in molti consigliano di dotarsi di almeno un po' di bevande/vivande extra, di qualche copertina in piu' per la notte e di un minimo di organizzazione supplementare igienica dal momento che per il passaggio coach le docce non sono previste (le roomette purtroppo erano terminate quando abbiamo potuto confermare la prenotazione con il minimo rischio)
Tutto pronto e allineato all'ingresso, cinemino rilassante (mica tanto: "White House Down") per i due pollastri di famiglia e le due pollastre a terminare un paio di faccende domestiche. Trollastri scatenatevi!!!
D'altronde lo hanno provato anche i Mythbusters che le femminucce hanno un'attitudine all'ordine decisamente piu' efficiente di quella dei maschietti, che si sono occupati pero' di complementare colazione per il giorno dopo e viveri per il viaggio.
E via a nanna...
Mon Jul 1st
La sveglia ci accoglie ad occhi gia' abbondantemente spalancati e meningi in piena e fremente attivita' a rifare l'ennesimo appello mentale bagagli del "chi c'e', chi manca".Docciona per tutti e appello per la biancheria e il vestiario comodo da viaggio. Due sandwhich a testa a base di Philadelphia e Turkey affumicato si fanno avvolgere in carta d'alluminio e depositare in Pole Position all'interno dei nostri zainetti. Due tupperware da mezzo gallone ciascuno, si prestano ad integrare il contributo di carboidrati offerto da un paio di libbre di uva bianca.
La carissima Cara, nostra cocchiera per la stazione, ci trova gia' allineati in parata davanti al garage alle 8 spaccate. Ci confessa poi di essersi messa la sveglia per le 6 ed essersi alzata verso le 6:08 senza averla sentita; in ulteriore approfondimento realizzava di averla settata per le 6, si, ma di sera!!!
Ed eccoci sulla 52nd per le 2 miglia che ci separano dalla stazione di Kenosha con la nostra driver ancora estremamente perplessa su modalita', organizzazione e logistica della nostra vacanza.
I punti interrogativi piu' significativi sembrano essere i seguenti e lasciano trasparire una fondamentale e generale preoccupazione per la "comodita'" o, piu' precisamente, la "potenziale scomodita'" della nostra avventura:
- Ma avete organizzato voi tutto da soli?
- Ma perche' il treno e non l'aereo?
- Ma perche' due settimane?
- Ma fate diverse tappe per il viaggio in treno?
Ma non ci stupiamo piu' che gli "indigeni" abbiano standard di comfort decisamente piu' rigidi ed estremi dei nostri.
Finisce a baci e abbracci davanti alla stazione e i 4 vagabondi si concedono ancora qualche minuto di ristoro sulle comode panche accanto al giornalaio. La biglietteria e' chiusa, altra particolarita' e stranezza considerando che siamo in un lunedi' mattina lavorativo in orario di commute. Qualche personaggio di colore si avvicina ogni tanto al giornalaio per scambiare qualche chiacchera di cortesia e di cazzeggio.
Il trenino della Metra che ci portera' all'OTC in centro a Chicago, stupisce per l'altezza delle sue carrozze. La puntualita' e' garantita ma il "ferma in tutte le stazioni" allunga il brodo da un potenziale 50' a quasi due ore.
L'OTC di Chicago, raggiunto verso le 11, e' il capolinea di una delle linee estese metropolitane di Chicago. La stazione di partenza del California Zephyr e' invece Union Station. Le due distano circa 10' a piedi che si fanno comodamente anche con tre trolley e 4 zainetti.
Li troviamo al gate dell'Amtrak di Union Station in due configurazioni: Normale (4$/h per un massimo di 12$/gg) e Jumbo (5$/h, 15$/gg). Il funzionamento e' semplice: Strisci la carta e ti preleva il 5$ per la prima ora; appoggi l'indice della mano e ti viene scansionata l'impronta digitale che ti servira' poi per il ritiro; ti si apre uno degli armadietti disponibili; ci infili la tua roba; richiudi e schiacci il bottone di lock.
Alleggeriti, ci avviamo a piedi fuori dalla stazione verso il centro di Chicago; il programma iniziale consisteva in una passeggiata di mezzoretta fino alla favona d'acciaio (The Cloud Gate aka The Bean) del Millennium Park; pranzo veloce in zona; ritorno per le 2:30 in stazione. Percorsi qualche centinaio di metri, pero', ci ritroviamo alla base dei 103 piani (1,353 piedi - 412 metri) del Chicago Sky Deck. Ci mancava e decidiamo di approfittarne. Ci sono in tutto 5 code da fare, abbastanza veloci, fortunatamente. La prima per entrare nell'edificio e prendere l'ascensore che ci porta nella zona della biglietteria (Adulti 18$, Bambini 12$), la seconda ai check della sicurezza con borse, marsupi e turisti passati al metal detector. La terza alla biglietteria, la quarta agli ascensori che ci portano in cima e la quinta per guadagnare il balconcino in vetro con pavimento trasparente sospeso a piu' di 400 metri dal suolo.
Ale e' costretto a cacciare un paio di urlacci dietro a un arrogante, presuntuoso e maleducato personaggio che, incurante della lunga fila per l'accesso al balconcino, si concede di spenderci quasi 10 minuti abbondanti laddove il buonsenso consiglierebbe, anche per rispetto di tutti gli altri in paziente attesa, il tempo di qualche foto e un paio di guardate di sotto (totale 1 min scarso).
Fra una cosa e l'altra si avvicina l'ora del rientro e raggiungiamo gli ascensori che in poco piu' di un minuto ci riportano a quota 0.
Speravamo di pranzare al Panera, poco distante dallo Skydeck, ma le 40 persone in coda rendevano praticamente impossibile un rientro in tempo per l'imbarco.
Ripieghiamo sui salutari sandwich preparati a casa e rientriamo al gate in stazione per affrontare la procedure di recupero bagagli dai lockers. Tap sullo schermo sull'opzione di checkout; invito allo swipe della carta per l'addebito della seconda ora e invito ad appoggiare l'indice sul sensore per lo sblocco della serratura dell'armadietto. Attenzione, una volta che lo sportello e' aperto, non fatelo richiudere prima di aver estratto i bagagli. Non abbiamo provato cosa succede in questo specifico caso, ma i continui e ripetuti avvertimenti, sullo schermo del terminale, di evitare questa situazione, ci fanno pensare all'equivalente di una delle sette piaghe d'Egitto.
Aspettiamo al gate fino all'annuncio dell'imbarco che prevede una serie di ordini di priorita': primi i Seniors, poi le famiglie con figli al seguito, poi tutti gli altri. Vengono controllati singolarmente i biglietti e si viene fatti accomodare a una seconda anticamera suddivisi in gruppi. Una serie di hostess ci indirizzano poi verso il binario di partenza dove il treno ci attende. L'assegnazione alle relative poltrone o roomette non e' indicata sul biglietto ma avviene al momento di salire sul treno ad opera dell'assistente di carrozza. Vengono consegnati dei bigliettini con il numero delle poltrone assegnate e si puo' quindi salire e accomodarsi al proprio posto.
Siamo subito stupiti dalla grandezza e comodita' delle poltroncine che si distribuiscono a due a due ai lati di un corridoio centrale. Sono una via di mezzo tra le poltrone della business degli aerei e le seats delle classi piu' economiche con molto spazio per allungare le gambe e un comodo supporto reclinabile per i polpacci e i piedi. Lo schienale puo' scendere di una ventina di gradi. Sono in generale accoglienti per una permanenza prolungata da seduti ma, quanto al sonno, sono ancora decisamente lontane dall'offrire una sistemazione paragonabile anche solo alla brandina. Ogni coppia di poltrone ha il suo tavolinetto in stile aereo e due prese di corrente 120 Volts.
Il treno non e' lunghissimo (una decina di carrozze lunghe circa come le nostre). Una carrozza e' dedicata alla Lounge con il bar, ci sono sedili e divanetti orientati verso ampie vetrate esterne. Una buona visibilita', anche verso l'alto, e' garantita da finestroni ricurvi sui lati del soffitto. Un'altra carrozza e' l'area cucina/ristorante; serve colazioni complete americane e continentali (anticipatene l'orario il piu' possibile per evitare lunghe file), pranzi (dalle 11a) e cene (dalle 5p) in 4/5 tornate successive e liste d'attesa per regolarne l'accesso - i tavoli non sono tantissimi e potrebbe succedere di dover condividere il proprio con qualche sconosciuto se si e' in 1 o 2 persone). Selezione dei cibi e qualita' sono buone e i prezzi sono abbordabili (o comunque paragonabili alla ristorazione sulla terraferma!). Il personale cortese e comprensivo. A causa della natura non proprio stabile dell'accoppiamento vagone, binari, suolo, l'esperienza generale e' un po' "bumpy", come dicono qui! Occhio quindi a bicchieri troppo pieni e alle fasi cruciali che implichino il versare qualcosa di liquido da un contenitore a un altro!!!
I bagni sono moderatamente ampi e comodi. Alcuni sono dotati di un'anticamera spogliatoio che garantisce comunque un minimo di spazio in piu' per le operazioni piu' delicate che vanno dai bisogni fisiologici al refreshage in assenza di precipitazioni meteoriche liquide.
Il personale in generale e' cortese, sia per le comunicazioni e operazioni di servizio (relative alla logistica della permanenza a bordo e al quieto vivere comune) che per la cura/attenzione frequente al passeggero e alle sue esigenze.
Una nota particolare per il notevole supporto turistico distribuito, attraverso gli altoparlanti, prima dopo e durante le principali attrazioni e punti di interesse sparsi su tutto il percorso.
Qualche nota relativa all'esperienza in se come accostamento di treno + paesaggio:
L'uscita da Chicago e' abbastanza normale e prevedibile; un breve tratto della linea di downtown trafigge grattacieli e il cuore pulsante della city. Molto presto prevale un abbondante degrado delle prime zone periferiche ghetto che allontanandosi progressivamente dalla citta' diventa inizialmente middle class e si trasforma poi nelle mansion delle zone ricche.
Per il tratto extracittadino e per gran parte dei primi tre stati attraversati (Illinois, Iowa, Nebraska) il paesaggio e' prevalentemente pianeggiante e agriculturale (ricorda un po' il tratto Santhia'-Milano). Si attraversa il larghissimo Mississippi River e piu' tardi il Missouri River.
Tue Jul 2nd
A partire dal Colorado, l'altitudine si alza progressivamente fino a raggiungere il miglio (1600 mt.) circa di Denver. L'arrivo in stazione con il Ballpark dei Colorado Rockies proprio attaccato ai binari e' stato commovente. Da li' in poi tutto cambia, si continua a salire in mezzo a canyons e foreste di conifere e di betulle fino a 2200/2300 mt.Mi aspettavo di trovare della neve, invece la si e' vista solo molto in lontananza sulle cime piu' alte.
Il treno diminuisce di molto la sua velocita' media, un po' per la pendenza un po' perche' i binari si snodano in modo piu' serpeggiante. Se inizialmente puo' sembrare una fastidiosa perdita di tempo, si apprezza quasi istantaneamente l'occasione per piazzarsi nella carrozza panoramica e piantarsi gli auricolari dello smartphone nelle orecchie con qualche traccia interminabile di Trance music. L'esperienza e' unica e gratificante e permette di raccogliere un Colorado River poco piu' che cucciolo di ruscello, per abbandonarlo largo come due campi da basket nel corso della ridiscesa verso gli altipiani dello Utah.
Il paesaggio cambia ancora una volta e il verde si perde sostituito dalle mille gradazioni di terra desertica.
Per diverse miglia la ferrovia segue il profilo della interstate 70 passando qualche decina di miglia piu' a nord dei famosi parchi di Arches/Moab e Canyonlands. La guida al microfono a un certo punto sosteneva che si potesse vedere uno degli archi di Arches. Noi non li abbiamo visti.
Al momento in cui stiamo annotando il diario, ci troviamo a qualche ora da Salt Lake City.
Un paio di note tecniche alla fine di questa prima parte:
La Central Standard Time ci accompagna fino a McCook in Nebraska; da Fort Morgan, Colorado, a Salt Lake City, Utah, saremo un ora indietro nella Mountain Standard Time; da Elko in Nevada e fino a destinazione guadagneremo un'altra ora, con la Pacific Standard Time, che manterremo per tutta la restante permanenza tra California e Nevada.
La copertura cellulare (almeno per AT&T) e' garantita solo in prossimita' delle grandi citta'. Diciamo che per un buon 70% del tragitto fatto finora i dati erano praticamente indisponibili e in molti casi anche la connessione voce non era possibile. Occhio anche alle ricaricaricabili e pay per use che sembrano godere di ancora minori garanzie in tale senso.
Cercheremo di aggiungere un po' piu' di foto all'articolo nella serata di domani quando arriveremo a S.Francisco in hotel. Da qui, ora, e' praticamente impossibile.
Prosegue al California Zephyr Atto II
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Bello bello bello questo viaggio a tappe! Keep us posted!!!
ReplyDeleteGrazie per tenerci informati!!! Bell'esperienza :-)
ReplyDeleteAttendo foto (con calma, quando rientrate alla base)
Rita
E' bello poter viaggiare con voi, anche solo attraverso i vostri racconti.
ReplyDeleteGrazie e buon viaggio.
Grazie per l'interessantissimo resoconto!
ReplyDeleteMila
Vi seguo con curiosità e interesse.... Buona continuazione...
ReplyDeleteChe bello! Ero curiosissima (C.C. su fb ;)) siete ottimamente organizzati, direi che i ragazzi non si sononannoiati
ReplyDeletePs: sarei morta di vbertigini!!!