Era il 30 marzo. Chattavo con una mia nuova amica di facebook. E mi è balenata un'idea... una scommessa con me stessa. E l'ho condivisa con la mia "interlocutrice": creare un gruppo su facebook per
sostenere tutti gli italiani che, come noi, per una ragione o per l'altra, si trova all'estero.
Cosa intendo con sostenere? Non intendo dare alcuna informazione tecnica, burocratica, o di altro genere: non ne ho le credenziali. Volevo solo creare ciò di cui avrei avuto bisogno io e non ho trovato in tanti mesi. Nel web è pieno, anche troppo, di siti che ti dicono dove fare un certo documento, quali documenti preparare, a chi chiedere... ce ne sono talmente tanti e spesso in contraddizione fra loro, che alla fine... fai un po' come il cervello ti suggerisce di fare. Se ascolti i mille consigli rischi di sbagliare!
Quello che cercavo io in rete era un aiuto, un punto di sfogo. Qualcuno che avesse provato ciò che stavo provando io, qualcuno che magari lo stava vivendo in quel momento e che fosse in grado di dirmi: "Dai che ce la farai". Qualcuno che mi raccontasse com'è, come funziona, come ci si sente. Insomma,
qualcuno che mi facesse sentire un po' meno sola. Perché diciamolo pure:
non è esattamente una passeggiata!
Uno dice: "che fortuna! te ne vai in America, nel paese dei sogni, della speranza, delle opportunità". Vero! Ma non pensano cosa c'è sotto (ed effettivamente all'inizio non ci pensavo nemmeno io!).
Ho lasciato gli amici... ok, sono partita con un sano principio di sopravvivenza:
se sono amici veri li troverò ancora qui al mio rientro, altrimenti significa che non erano amici veri. E poi c'è internet, Skype, la mail... insomma, siamo nell'era del
www. E la cosa buffa è che alcuni amici, che prima erano a livello di
semplici conoscenti, si sono rivelati
importantissimi. Nonostante la distanza. Amici di cuore senza il cui sostegno mi sarei sentita davvero persa.
Ho lasciato genitori e fratelli che, nonostante non li vedessi spesso, mi mancano "
assai". E per quanto posso vederli su skype, un abbraccio e un bacio sono diversi da una web-cam.
Ho lasciato la casa portandomi via solo l'"
essenziale" ma non immaginavo quanto il
NON-essenziale mi sarebbe mancato un giorno: l'
album delle foto dei bambini, i
diari che ho conservato, alcuni vestiti che non consideravo essenziali, le borse, le pentole, il servizio
bello che non usavo mai ma
chissà perché ora vorrei tanto usarlo, le tovaglie, i grembiuli belli che usavo per fare la cuoca insieme a mia figlia... insomma... le
cazzate diventano
indispensabili tutto ad un tratto.
Ed è come
nascere una seconda volta. Ricreare il nido (quest'operazione è fin'ora la meglio riuscita!), ricreare la cerchia di amicizie (questa proprio no!), ricreare un ambiente scolastico per i figli e seguirli nonostante TUTTO sia completamente diverso. Oltre a tutta la burocrazia da gestire, sia locale, sia nel tuo paese grazie all'aiuto dei parenti (sorella grazie!), perché, per quanto si cerchi di pensare a tutto, qualcosa sicuramente sfugge al controllo.
Mi sono ricreata nuove abitudini: strano che tutte le cose che mi tenevano ancorata al mio paese, alla mia quotidianità, ora si siano completamente trasformate e sia cambiata completamente la routine quotidiana.
Tutto cambia.
E quando mi chiama l'Amica devo farmi forza per non dirle MI MANCHI DA MORIRE e cercare di ridere, scherzare, come se nulla fosse cambiato.
E bisogna affrontare tutto questo IN SOLITUDINE.
E allora, visto che non trovavo nessuno che mi aiutasse a sostenere questo "malloppo di sentimenti nuovi" e sentivo il cuore scoppiarmi, visto che avevo voglia di creare qualcosa ma non riuscivo bene a capire cosa, ci ho provato: e quel venerdì 30 marzo ho dato vita ad un gruppo su facebook chiamato
Sala da tè per expat.Sarebbe aperto sia a uomini che donne ma per ora aderiscono soprattutto donne (e un povero maschietto che secondo me è terrorizzato!). Forse sono loro che più hanno bisogno di sostegno, i maschi
sono dei duri!
In poche ore siamo passati da 2 a 12, poi 15... in 2 settimane siamo a 30 e attivissimi.
Per entrare in questo gruppo bisogna essere italiani che vivono all'estero.
Ma quello che mi lusinga è leggere parole come: "
Grazie a tutti ora non mi sento più sola"... allora ho capito di avercela fatta e di aver creato, finalmente, qualcosa di buono perché QUESTO E' LO SCOPO DEL GRUPPO: SENTIRCI MENO SOLI.