In tutti questi anni, non so per quale motivo, non ho mai chiesto ai miei genitori di raccontarmi i dettagli della loro permanenza negli USA. Due anni, dal 1957 al 1959. Oggi, grazie a Skype, ho intervistato mio papà ed ecco il suo racconto.
Siamo partiti a metà Luglio del 1957, dal porto di Napoli dove TUTTA la famiglia di mamma ci ha accompagnati. Eravamo molto emozionati, soprattutto mamma.
Qualche giorno prima avevamo spedito un baule contenente prevalentemente vestiti.
Il viaggio in nave è durato 2 settimane con alcune soste (Barcellona, Gibilterra, Azzorre) ma senza scendere. Sostavamo nei porti e arrivavano le barche dei locali per vendere i loro prodotti e ci passavano la merce tramite dei cestini.
Siamo arrivati a New York la sera prima dello sbarco previsto, quindi abbiamo passato l’ultima notte sulla nave ma mamma non ha dormito: era troppo emozionata e ha passato l’intera notte sul ponte a guardare le luci e LA STATUA.
Poi la mattina siamo scesi e siamo stati portati, come previsto, alla Union Station e in treno siamo andati a Washington DC. Qui siamo stati ospitati da alcune famiglie. Eravamo diversi borsisti dislocati in varie Università americane. Per 5 giorni siamo stati “indottrinati” su usi e costumi della società americana, la politica, il governo... (prima di partire ci era già stato chiesto se eravamo comunisti... )
Da Washington, nuovamente in treno, siamo andati a Columbus dove ci ha accolti l’Amministratore del Dipartimento dell’Università. Ci ha portati all’Università dove erano esposti gli affitti di case e stanze. Abbiamo scelto quello che ci sembrava migliore e lo stesso Amministratore ci ha accompagnati a vedere la casa e a fare il contratto di affitto. La borsa di studio prevedeva uno stipendio in cui noi dovevamo fare entrare tutte le spese.
Subito ci siamo messi in contatto con la parrocchia che ci ha permesso di conoscere un po’ di gente della comunità. C’erano molti italo-americani. In particolare molti provenivano da una cittadina abruzzese: Introdacqua. E abbiamo conosciuto i Manpieri con cui abbiamo stabilito una buonissima amicizia. Ma l’intera comunità ci ha subito accolti e fare amicizia è stato facile.
Mamma durante il giorno passava molto tempo in parrocchia a fare volontariato.
Nel weekend stavamo molto con i Manpieri o con i colleghi di lavoro con cui si organizzava sempre qualcosa.
La zona dove vivevamo era strettamente universitaria. Allora quell’Università contava 25 mila studenti. Un bel numero. E gli studenti, in arrivo da ogni parte del paese, erano "affamati" di amicizie ed è stato facile a quel punto avere amici con cui passare la serata a chiacchierare.
Con le famiglie in Italia comunicavamo tramite lettere. Se erano leggere potevamo spedirle per via aerea e in pochi giorni (circa 7) ricevevamo la risposta.
C’erano, oltre ai supermercati americani, diversi negozi gestiti da italiani che si facevano arrivare i prodotti italiani. Mi ricordo il nostro preferito che si chiamava Abruzzese.
Siamo ripartiti dopo due anni, sempre a Luglio, in aereo da Columbus a New York e da qui di nuovo in nave per 2 settimane. [al ritorno erano in 3 perché pochi mesi prima era nato mio fratello Roberto, ndr]. Alla fine è stato MEGLIO di
come ce lo aspettavamo: non immaginavamo sarebbe stato così facile fare
amicizia e non eravamo mai soli. Alcune hanno resistito anche dopo la
partenza, per qualche anno.
Mamma era contenta di tornare mentre io ero molto dispiaciuto: l’ambiente di lavoro era estremamente piacevole. Mi avevano offerto di poter tornare ma... mamma mi ha convinto a non tornare.Ho faticato moltissimo a riadattarmi all’ambiente di lavoro in Italia e soffrivo. Fortunatamente dopo pochi mesi mi è arrivata l’offerta dall’Olivetti che ho accettato e dove ho trovato un ambiente di lavoro di stampo americano. E mi sono trovato bene fin da subito. A capo del mio settore c’era Mario Tchou.
Grazie papà. E' stato piacevole potervi vedere su skype e sentire una storia che non conoscevo.
Alla prossima!
:-)
ReplyDeleteChe carino, tuo papà
...
d.
mio papà è meraviglioso!
Deleteil finale (che lui avrebbe preferito restare lì) mi mancava....
ReplyDeleteSe io fossi meno lenta questo post avrebbe anche una foto :-(
ReplyDeletedetto fra noi l'ho pensato anche io oggi. Ma va bene, aggiornerò!
DeleteNo ma c'hai ragione, me ne ricordo sempre quando sono a casa o piove...sono mesi che ho l'indirizzo nella borsa :-(
Deleteche meraviglia, chissa` perche` non glielo avevi mai chiesto....
ReplyDeleteUn bacio!!!!
forse non ero pronta. Io sono quella convinta che c'è un momento giusto per ogni cosa.
DeleteChe genitori coraggiosi, un esempio.
ReplyDeleteChe bella storia, sembra quasi un film!!!
ReplyDeleteC2C
L'america l'hai nel sangue, cara Renata. :)
ReplyDeleteDolcissima questa storia, ringrazia il tuo papa' per averla condivisa
Probabilmente stai proseguendo il cammino interrotto dalla tua famiglia di origine...
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